PREMIAZIONE 2016

1"Navigando con Chupa Chupa" di Cirà e Crivello.
2 "Sono tra noi" di Mario Giuca.
3"Masha e Orso per la pace"                                            "Il re del Carnevale" 

Altri carri:  "U nannu ca nanna" di Scalisi Michele.

GRUPPI MASCHERATI

Mariachi Band, I pasticci all'italiana, A' mari semu, La Favola di Pinokkio, U mancia mancia.

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È l’erede del re del carnevale pagano, è l’antropomorfizzazione del carnevale stesso, il “Nannu” è un personaggio tutt’altro che simpatico, se è infatti sua abitudine lanciare ai bambini e alle giovani donne caramelle e confetti, egli è anche solito riservare al resto della popolazione gesti scurrili e scherzi vari mostrando, dall’alto del carro allegorico che lo ospita, enormi finocchi e rape con evidenti intenti offensivi. È rappresentato da un personaggio bassino, rubicondo, allegro e nonostante l’età è piuttosto curato nell’aspetto , indossa una giacca damascata da cui fanno capolino un gilet e un bavaglino merlettato, una mise che viene abbinata a un paio di pantaloni beige; anche questi abiti hanno una loro storia, risale al 1975 quando si diede l’incarico al Cav. Ignazio Casamento, allora segretario della Pro Loco, di far confezionare il costume del Nonno; se ne occupò la moglie Maria Adelfio con l’aiuto della sorella e crearono una giacca damascata color oro. Successivamente nel 1985, l’allora presidente della Pro Loco, Prof. Franco Amodeo, incaricò sempre il Cav. Casamento di rinnovare i costumi e il Senatore Eduardo Battaglia si rese disponibile a corrispondere la spesa necessaria per l’acquisto delle stoffe che fu effettuata in città presso un negoziante di fiducia; la sig.ra Adelfio si recò personalmente presso quel negozio e scelte le stoffe confezionò i nuovi abiti dei Nonni, provvedendo ella stessa a integrare l’occorrente con merletti, bottoni e quant’altro.

all’età del rame e del bronzo. La mitologia narra l’arcaica presenza di una struttura termale in cui l’eroico Ercole venne a ritemprarsi. La successiva evoluzione storica del territorio avvenne con l’insediamento della città di Himera; fondata intorno al 648 a.C. dai Zanclei, fu distrutta nel 409 a.C. dai Cartaginesi, che ne impedirono la ricostruzione. Parte dei suoi abitanti si trasferirono nella vicina Terme già nota per le acque termali e alla popolazione indigena locale si sovrappose gente di origine greca e le due stirpi si fusero in un’unica popolazione. Dopo la prima guerra punica e con l’acquisizione del dominio della Sicilia da parte dei romani, Termini Imerese, che nel mentre era sicuramente divenuta un centro di notevole importanza, gode un periodo di prosperità che culminerà nei primi due secoli d.C. con la nomina a Colonia, titolo che la equiparava alle città di fondazione romana, arrivando addirittura a ottenere la denominazione di “Splendissima” appellativo che l’accompagnerà nei secoli successivi. L’importanza del luogo, viene rafforzata da imponenti fortificazioni che ne fanno una sicura roccaforte costiera e quindi un naturale nodo commerciale tra i vicini centri agricoli e le terre oltremare. Prosperità e grandezza, la città si amplia attorno alla rocca fortificata sull’altipiano e verso il mare, mura e torri la difendono, pregiati manufatti l’abbelliscono. Ricca di Ville, templi, case nobiliari, grandiose strutture termali, un notevole anfiteatro e infine l’acquedotto Cornelio, un mirabile esempio dell’avanzata tecnologia romana.

Negli ultimi anni il testamento viene letto da parte di un nuovo personaggio, il “notaro Menzapinna”, personaggio ideato dalla fantasia dello studioso Nando Cimino, autore anche del testo del testamento, la maschera inoltre prende le sembianze dello stesso ideatore, grazie alla caricatura in cartapesta creata dagli abili maestri. L’originale nome deriva dal fatto che, nel redigere gli atti, per svogliatezza o per errore, spesso lasciava incompiute le parole suscitando l’ilarità dei suoi clienti che così prendendo spunto anche da maldicenze di tutt’altro genere, avevano iniziato a chiamarlo con questo simpatico appellativo. Di seguito propongo un accenno tratto dai testamenti del 1948 e del più vicino 2013: Testamento 1948
… e a Totò Cuffaru, barberi di finizza, ci lassu lu diploma ca curnici di sasizza. Ancora mi ricordu di qualcunu di la chiazza ci lassu li me valigi a Ninu Malarazza. A Fifì Di Cola amici veramenti, ci lassu lu flacchi e li me pinnenti. All’intimu niputi miu Di Vittoriu lu spiazali ci lassu cu piaciri lu purmuni e u ficatali. Testamento 2013
Pi farini addivertiri puru ddoppu carnalivari fra n’autra simana ni portinu a vutari; ammia st’elezioni mi pari na babbiata, tantu gira e vota a stissa è la sunata. Ca vi scalinu li tassi picciotti un ci pinzati, ca a chiacchiri e paroli ggià semu abituati; vonnu ora lu votu facennu li nnucenti, poi pigghinu pu culu lu populu e li santi!.

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